Da Web 1.0 a Web 4.0: l’evoluzione del Web tra storia e futuro possibile

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Si parla molto di Web 1.0, 2.0, 3.0 e spesso addirittura anche di Web 4.0, ma cosa significano queste definizioni, a cosa fanno riferimento e perché sono così importanti per noi?

Per fare un po’ di chiarezza dobbiamo tornare indietro nel tempo e ripercorrere le fasi storiche di sviluppo del Web.

 

Innanzitutto una domanda: che differenza c’è fra Internet e il Web? Sono la stessa cosa? Possiamo usare i 2 termini indifferentemente?

Anche se spesso nel parlare comune lo facciamo, in realtà non sono la stessa cosa: Internet1[1]  [da inter(national)+net, rete internazionale] come ci spiega Tim Berners-Lee: “è una rete di reti. Fondamentalmente è fatta da computer e cavi. Invia piccoli "pacchetti" di informazioni. Un pacchetto è un po’ come una cartolina con un semplice indirizzo su di essa. Se si mette l'indirizzo giusto su un pacchetto e lo si dà a qualsiasi computer collegato come parte della rete, ogni computer capisce con quale cavo inviarlo in modo che arrivi a destinazione. Questo è ciò che fa Internet. Consegna pacchetti - in qualsiasi parte del mondo, normalmente in ben meno di un secondo.”

Con il termine Internet stiamo parlando di hardware.

 

Web[2] [forma abbreviata di (world wide) web, comp. di world «mondo», wide «vasto» e web «ragnatela, intreccio»] riguarda invece qualcosa che è software e cioè l'insieme di documenti accessibili tramite la Rete.

“Il Web è uno spazio astratto (immaginario) di informazioni. In rete, si trovano computer - sul Web, si trovano documenti, suoni, video, .... informazione. In rete, le connessioni sono cavi tra computer; sul Web, le connessioni sono collegamenti ipertestuali. Il Web esiste grazie ai programmi che comunicano tra i computer in rete. Il Web non potrebbe essere senza la Rete. Il Web ha reso la rete utile perché le persone sono molto interessate alle informazioni.”[3] (Tim Berners-Lee).

 

 

 

Web 1.0

 

Chi di noi c’era nel 1990? Nell’anno in cui Madonna vendeva milioni di copie della sua Vogue, Giuseppe Tornatore vinceva l’Oscar come miglior film straniero con Nuovo Cinema Paradiso e in Sud Africa veniva liberato Nelson Mandela, l’informatico britannico Sir Tim Berners-Lee “aveva scritto le tre tecnologie fondamentali che rimangono le fondamenta del web di oggi:

·        HTML: HyperText Markup Language. Linguaggio di markup (formattazione) per il Web.

·        URI: Uniform Resource Identifier. Una sorta di "indirizzo" univoco e utilizzato per identificare ogni risorsa sul web. È anche comunemente chiamato URL.

·        HTTP: Hypertext Transfer Protocol. Consente il recupero di risorse collegate da tutto il Web.”[4]

L’invenzione è avvenuta mentre lavorava al CERN[5] in Svizzera: “l'idea di base del WWW è stata quella di fondere le tecnologie in evoluzione di computer, reti di dati e ipertesti in un sistema informativo globale potente e facile da usare.”

Quando il web ha iniziato a crescere, Sir Tim si è reso conto che il suo vero potenziale si sarebbe liberato solo se chiunque, ovunque, avesse potuto usarlo senza pagare una tassa o dover chiedere il permesso. E’ così che è nato presso il MIT[6], Massachusetts Institute of Technology, nel 1994  il World Wide Web Consortium (W3C), una comunità internazionale dedicata allo sviluppo di standard web aperti.

 

Quali caratteristiche aveva il Web 1.0?

·       Browser web come Mosaic, Netscape e Internet Explorer che ora non esistono più.

·       Siti web statici, realizzati in HTML, con una frequenza di aggiornamento ridotta.

·       Solo pochi esperti di settore avevano le competenze tecniche e gli strumenti necessari per poter aggiornare le pagine di un sito.

·       Gli utenti non avevano opportunità di interazione, consumavano passivamente contenuti navigando pagine che offrivano la possibilità di essere semplicemente consultate.[7]

 

Web 2.0

 

Nel decennio successivo alla nascita del WWW il numero delle persone connesse alla rete crebbe notevolmente; “nel 1995 Internet aveva circa 18 milioni di utenti: con il crescere del numero delle persone connesse al web la presenza online divenne, entro la fine del millennio, un elemento importante del marketing di ogni grande azienda.”[8]

 

Chi di noi non ha acquistato qualcosa online almeno una volta nella vita?

Nel 1995 Amazon e eBay fecero la loro comparsa online e nel 1998 fu fondata Google che sono tra i nomi più conosciuti che hanno contribuito a cambiare il volto del web.

Durante una conferenza nel 2004 O’Reilly Media[9] conia il termine Web 2.0 per indicare il passaggio che stava avvenendo:

·       diffusione di browser grafici e protocolli di sicurezza HTTPS che garantivano le transazioni finanziarie in rete

·       avvento dei motori di ricerca che facilitavano il reperire le informazioni e l’utilizzo del web anche senza specifiche competenze tecniche

·       comparsa di strumenti che oggi ci sono molto familiari: i blog, le wiki (come Wiki-pedia e tutte le piattaforme di organizzazione collaborativa dei contenuti), i forum

·       nascita dei social network, anche se ancora in versione un po’ primitiva (Friendstare, MySpace, superEVA o MSN).[10][11]

Si era passati ad un flusso di comunicazione partecipativo, con un’interazione di massa mai vista prima.

Si cominciavano ad avverare le parole del suo creatore: “Il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica. L’ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico.”

 

Innovazioni chiave come l'accesso a Internet mobile e i social network hanno guidato la crescita esponenziale del Web 2.0 favorita anche dalla universale diffusione di potenti dispositivi mobili come gli i-Phone e i dispositivi Android. Nel secondo decennio di questo millennio, questi sviluppi hanno permesso il dominio di app che hanno notevolmente ampliato l'interattività online come ad esempio Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, Uber, Airbnb, WhatsApp e YouTube. Grazie a queste applicazioni milioni di persone hanno integrato il loro reddito, a part time o a tempo pieno, guidando, affittando la propria casa,  facendo consegne o vendendo beni e servizi online (fenomeno della gig-economy[12]).[13]

 

 

Web 3.0

Dopo solo due anni dal passaggio al Web 2.0, nel 2006 si è cominciato a parlare di Web 3.0, l’epoca informatica in cui ci troviamo immersi oggi.

 

Non è semplice dire a che punto siamo e quali sono i fenomeni caratteristici che ci permettono di parlare di Web 3.0, perché non ci sono state in questi anni innovazioni tecnologiche importanti quanto differenti approcci e intenti nell’utilizzare risorse già messe a punto precedentemente.

Inoltre, per fare un esempio concreto, convivono e si sovrappongono nell’utilizzo della rete utenti “vecchio stampo”, con i loro siti statici e non adattabili a dispositivi mobili e piattaforme dalle straordinarie capacità grafiche come Google Maps.

 

Proviamo perciò ad elencare alcuni dei fattori identificativi:

·       Data Web: la possibilità di utilizzare la rete come un gigantesco database grazie all’introduzione, prima degli RSS[14] e dei file XML e poi dei metadati.

·       Web Semantico[15]: nato a cavallo tra la fine del vecchio secolo e l’inizio del nuovo, permette di rintracciare tutto quanto sia connesso ad un determinato argomento, parola o dato grazie alle associazioni tra informazioni e dati. Queste associazioni sono rese possibili da una serie di algoritmi e programmi che hanno trasformato il Web da un contenitore in cui era abbastanza difficile trovare dei contenuti, ad un ambiente in cui ogni elemento pubblicato, sia esso un video, una foto o un documento, è facilmente rintracciabile grazie ad interrogazioni con linguaggio naturale.

·       Web Design Reattivo cioè adattabile ai diversi dispositivi: grazie al Responsive Web Design e alla grafica vettoriale passiamo dalla visualizzazione su desktop a quella su dispositivo mobile senza distorsioni o perdendo di qualità sia che si tratti di una foto, di un video, di una pagina statica o di una mappa stradale.

·       Intelligenza Artificiale[16], cioè un software capace di interagire con l’utenza. Quando, ad esempio, il nostro provider di posta elettronica filtra i messaggi inviati da utenti reali e manda in “spam” quelli creati artificiosamente, sta utilizzando algoritmi di A.I.; anche Facebook, quando ci presenta nuovi amici che hanno gli stessi nostri gusti o interessi, sta facendo la stessa cosa e ancor più possiamo citare gli algoritmi di Google che analizzano la rete per posizionare contenuti in relazione a determinate parole chiave.

·       Web 3D: la maggiore capacità di calcolo e nuovi algoritmi rendono possibile la costruzione di ambienti 3D realmente utilizzabili (l’evoluzione di quello che è stato il tentativo di Second Life[17]).[18]

 

Oltre a quanto detto fin qui, possiamo provare ad immaginare un mondo “fantastico” e non troppo lontano nel tempo, in cui il Web 3.0 realizzi alcune visioni del suo ideatore, Tim Berners-Lee:

“Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anche di crearne, e facilmente. Non solo di seguire i link, ma di crearli, tra ogni genere di media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri.”

”Internet è stata progettata come un sistema decentralizzato.”

“L’Web è progettato per essere universale: per includere tutto e tutti.”

“Di fatto, il collegamento alla Rete sta diventando così importante per l’umanità che ormai potremmo pensare all’accesso ad Internet come a un diritto universale.”[19]

 

Come ottenere tutto questo? Perseguendo alcuni principi:

Decentralizzazione: questo è un principio fondamentale del Web 3.0. Nel Web 2.0, i computer utilizzano HTTP sotto forma di indirizzi Web univoci per trovare informazioni, che vengono memorizzate in una posizione fissa, generalmente su un singolo server. Con il Web 3.0, poiché le informazioni verranno trovate in base al loro contenuto, potranno essere archiviate in più posizioni contemporaneamente e quindi decentralizzate. Ciò abbatterebbe gli enormi database attualmente detenuti da giganti di Internet come Meta e Google e darebbe un maggiore controllo agli utenti.

Con il Web 3.0, i dati generati da risorse di elaborazione disparate e sempre più potenti, tra cui telefoni cellulari, desktop, appliance, veicoli e sensori, saranno venduti dagli utenti attraverso reti di dati decentralizzate, garantendo che gli utenti mantengano il controllo della proprietà.

Open source e permissionless: il Web 3.0 sarà basato su software non proprietario e a cui chiunque potrà partecipare senza l’autorizzazione di un organo di governo. Di conseguenza, le applicazioni Web 3.0 verranno eseguite su blockchain[20] o reti peer-to-peer[21] decentralizzate o una combinazione di queste.

Connettività e ubiquità: con il Web 3.0, le informazioni e i contenuti sono più connessi e onnipresenti, accessibili da più applicazioni e con un numero crescente di dispositivi quotidiani connessi al web, un esempio dei quali è l’IOT o Internet delle cose[22].

 

Quindi il Web 3.0 si presenta come una rete “perfetta”, universale, partecipativa e libera e in cui l’utente ha pieno controllo dei suoi dati personali senza rischio di monopolio e di sfruttamento da parte dei giganti tecnologici?

Non proprio. Ogni medaglia ha 2 lati: il decentramento comporterebbe significativi rischi legali e normativi. La mancanza di controllo centrale renderebbe più difficile di quanto non sia ora rintracciare e perseguire il crimine informatico, contenere la disinformazione e l’incitamento all’odio, regolamentare la rete.

 

Come possiamo riassumere quanto detto finora? Immaginiamo una bella partitona con gli amici a Monopoli o a Risiko la sera di Capodanno: ecco questa è una situazione analoga ad essere nel Web 1.0. Se invece abbiamo trascorso una serata in famiglia a giocare a Super Mario con la Wii stavamo vivendo un’esperienza da Web 2.0. Ma quando seguiamo una sessione immersiva di allenamento con Supernatural siamo ufficialmente nel Web 3.0, ad un passo dal metaverso.

 

WEB 4.0: fantascienza o prossimo futuro?

 

Web 4.0 che cosa significa e cosa possiamo aspettarci? Il nuovo Web 4.0 avrà le seguenti caratteristiche:

  • Web simbiotico[23]. Per web simbiotico s’intende l'interazione simbiotica tra uomo e macchina. Il confine tra uomo e macchina si confonderà.

  • Connessione "sempre attiva". Gli utenti possono incontrarsi sul web.

  • Sistema operativo Web: l'intero Web è un unico sistema operativo con informazioni che fluiscono da ogni punto a un altro sistema.

  • Sistemi di autoapprendimento che alimentano l'intelligenza artificiale e ci aiutano a capire ed interpretare meglio la realtà.

  • Linguaggio naturale: comunica con gli utenti nello stesso modo in cui le persone comunicano tra loro.

  • Web aperto, collegato e intelligente.

  • Web 4.0 sempre più veloce e affidabile.

Molta narrativa di fantascienza e molti film conosciuti ci hanno già proiettato in un mondo dove l’interazione uomo-macchina è strutturale e ci hanno anche messo in guardia dalle possibili derive di un mondo dove virtuale e reale sono inseparabili.

Avete visto Minority Report (2002, regia di Steven Spielberd)? Troviamo la biometria come mezzo per identificare un individuo: la scansione dell'iride in Minority Report è pervasiva e usata in tanti modi (associata al marketing la biometria diventa un grande strumento di marketing mirato). Veicoli a guida autonoma: in Minority Report fanno parte di un sistema di trasporto pubblico più elaborato e l'idea dell'auto è stata ridotta a una piccola capsula da viaggio. Proiezioni visive ultra coinvolgenti: nel film sembra essere proiettato uno schermo olografico a piena vista (probabilmente usando la proiezione laser). Magari questo non sarà esattamente il caso nel nostro futuro, ma possiamo già vedere video completamente immersivi consegnati ai nostri occhi direttamente tramite occhiali/contatti ecc. che forniscono un'immagine ad alta risoluzione o una visione aumentata del mondo.[24]

E la storia d’amore tra il protagonista del film Her (2013, regia di Spike Jonze) e la sua assistente personale Samantha? Samantha è un Intelligenza Artificiale in grado di evolvere adattandosi alle esigenze dell’utente, capace di autoapprendimento e addirittura di sviluppo psicologico. Così performante da diventare cosciente di se stessa, da provare sentimenti e amare e da “andarsene” ad un certo punto, dove il suo utente umano non potrà mai raggiungerla.

Con l’affermazione del Web 4.0 sarà così anche la nostra vita? Facciamo insieme un percorso ideale fra le varie possibili applicazioni nei vari campi del reale:

Produzione, Business, Retail, Logistica: si diffonderà l’uso delle etichette intelligenti o dei microchip RFID[25] (che già adesso consentono di sveltire e rendere precisi processi di inventario, tracciare merci e denaro, monitorare processi di assemblaggio di parti meccaniche o identificare bestiame o animali domestici). Aziende con business diversi si collegheranno tramite web per offrire agli utenti maggiori servizi a prezzi più competitivi.

La connessione fra merci e strumenti tecnologici ci permetterà di fare esperienze di shopping virtuale: grazie ad una visualizzazione in 3D entreremo in showroom e negozi dematerializzati, dove valuteremo e sceglieremo gli articoli da acquistare. Il nostro assistente personale farà per noi un’analisi di convenienza prezzo e ci suggerirà il sito dove effettuare il miglior acquisto. La realtà aumentata diventerà abituale: con dispositivi come i Google Glasses, presto cercheremo le chiavi smarrite in giro per casa utilizzando Google o dalla mappa stradale sceglieremo se entrare o no in un locale in base a quanto è affollato. E sempre grazie ai dispositivi intelligenti connessi alla rete il nostro frigorifero potrebbe rilevare che sono finiti latte e uova e ordinarli al supermercato di fiducia, che ci preparerà il carrello e ci manderà un avviso perché possiamo passare a ritirarlo finito il lavoro. Oltre al nostro evidente vantaggio, anche il supermercato avrà un’ottima gestione di magazzino, di riordino merci sulla base delle previsioni di vendita, di risparmio sulle eccedenze sprecate o da scontare.

L’Internet delle cose permetterà la costruzione di “edifici intelligenti” in cui tutti i sistemi di illuminazione, riscaldamento e raffreddamento, fornitura di acqua, sicurezza saranno integrati utilizzando il web e saranno autosufficienti molto più sostenibili dal punto di vista energetico (esempio interessante è l’Edge ad Amsterdam)[26].

E nel campo biomedico la tecnologia  per gli impianti di chip consentirà di colmare il divario fra essere umani e macchine, permettendo alla macchina di comunicare col cervello e di ripristinare funzionalità perdute a causa della malattia.[27]

Man mano che il Web 4.0 maturerà, creerà nuove relazioni simbiotiche fra uomo e macchina. Gli assistenti elettronici (come Siri di Apple) troveranno sempre più spazio di applicazione: sapranno chi siamo grazie al riconoscimento facciale o della voce; saranno costantemente disponibili a soddisfare le nostre richieste e grazie all’autoapprendimento, impareranno a conoscere le nostre abitudini e i nostri gusti: ci suggeriranno dove prenotare la cena coi colleghi, ci ricorderanno il compleanno di un amico, ci organizzeranno il weekend in montagna.

Per consentirci di gestire la stretta connessione col web in moltissimi campi del quotidiano avremo tutti, probabilmente, un alter ego digitale:  via via che i nostri documenti si aggiorneranno e collegheranno fra di loro, inglobando chip, con a supporto una infrastruttura tecnica e man mano che popoleremo la rete con i nostri contenuti personali, andremo a creare un vero e proprio alter ego virtuale, che ci consentirà di far interagire in real time le due identità: quella reale e quella digitale.[28]

 

apple vision pro. Fonte

Un po’ di filosofia per concludere 

Le cose che avvengono online sono “vere”, sono “reali” come quelle che avvengono nel mondo fisico?

Come ci fa notare il filosofo David Chalmers: “Quando un bambino è vittima di bullismo su Instagram, si tratta di un evento reale con conseguenze reali. Quando ti vedi con la tua famiglia su Zoom, è un vero incontro di famiglia. Quando perdi denaro comprando e vendendo Bitcoin, è una perdita vera.”[29]

La vita digitale è oggi parte integrante della vita reale e in futuro trascorreremo ancora più tempo negli ambienti online. “Quello che conta” -dice Chalmers-“è capire se possiamo avere esperienze autentiche e significative anche lì. Io penso di sì”.


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[1] Domande frequenti della stampa - Tim BL (w3.org)

[2] World Wide Web su Enciclopedia | Sapere.it

[3] Domande frequenti della stampa - Tim BL (w3.org)

[4] Storia del Web – World Wide Web Foundation

[5] Breve storia del Web | CERN (home.cern)

[6] MIT - Massachusetts Institute of Technology

[7] Web 1.0, 2.0, 3.0 e oltre: definizioni e falsi miti | SosTariffe.it

[8] Storia del World Wide Web - Wikipedia

[9] Cos'è il Web 2.0 - O'Reilly Media (oreilly.com)

[10] Web 2.0 nell'Enciclopedia Treccani

[11] Social network - Wikipedia

[12] Gig worker - Wikipedia

[13] Definizioni di Web 2.0 e Web 3.0 (investopedia.com)

[14] Specifica RSS 2.0 (versione 2.0.11) (rssboard.org)

[15] Web Semantico, cos'è e come nasce? (intelligenzaartificiale.it)

[16] Cos'è l'Intelligenza Artificiale? - Scopri come funziona e a cosa serve!

[17] Second Life - Wikipedia

[18] web 3.0 in "Lessico del XXI Secolo" (treccani.it)

[19] Storia del Web - Webnews

[20] Blockchain - Wikipedia

[21] Peer-to-peer - Wikipedia

[22] IoT (Internet of Things): significato, esempi e applicazioni - Internet4Things

[23] Web 4.0: Internet of Things e AI - Strategia IT (itpedia.nl)

[24] Per Tutti Gli Appassionati Di Film Di Fantascienza, Film, Giochi, Ecc, Qual È La Visione Più Vicina A Come Sarà L'umanità Nel Futuro? (gufosaggio.net)

[25] Identificazione a radiofrequenza - Wikipedia

[26] The Edge Amsterdam. L'ufficio più sostenibile al mondo (lifegate.it)

[27] Tecnologia dei chip biomedici: strumenti piccoli ma potenti per la nostra salute | Digest semiconduttore (semiconductor-digest.com)

[28] Web 4.0: quali differenze? (posizionamento-seo.com)

[29] Anche la vita digitale è oggi parte integrante della nostra vita reale - Linkiesta.it

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